<<Noi siamo l'opposto dei partiti politici della borghesia. Essi hanno paura di parlare dell'estinzione delle classi, del potere statale e dei partiti politici. Noi, al contrario, dichiariamo apertamente di lottare con energia proprio per creare le condizioni che consentiranno la fine di tutto ciò.>>
Tempi diversi, lontani, dove alla base dell’odierna e potente ma poco democratica Cina vi era un partito che poi sarebbe diventato il Partito Comunista liberamente ispirato alle teorie marxiste-leniniste che promulgava l’abolizione delle classi e l’elisione di qualsiasi distinzione, al fine di sopprimere la borghesia. Conosciamo tutti lo stato attuale del popolo Cinese ,vittima inerme di una vera e propria forbice fra le contrapposte classi sociali.
La storia che ciclicamente si ripete non è un fatto oggettivamente immutabile, ma deriva piuttosto dalla mancanza di conoscenza della stessa che induce il popolo a commettere nuovamente gli “errori” pregressi. Forse più che di errori è democratico parlare di scelte. Con una società moderna, esponenzialmente acculturata, vi è attualmente, senz’ombra di dubbio, una brusca interruzione del processo di formazione di un popolo consapevole delle sue scelte ed in grado di prevederne i risultati. E’ probabile che questo sia uno dei motivi alla base dell’ attuale orda populista che si oppone in modo cruento alla sua attuazione, certamente rispecchiata anche qui nelle differenze abissali fra le classi sociali, dovute proprio all’assenza di politiche volte all’integrazione della popolazione tramite processi di comprensione delle diverse componenti della società, i loro ruoli e le loro garanzie.
Le analogie sono importanti ed interessanti. Il trasversale “Partito Populista”, che si identifica oggi in Europa non più nella sinistra comunista ma bensì nella destra storica, per intenderci non quella Berlusconiana, propone l’abolizione della condizione di povertà e quindi della classe dei poveri, alla ricerca di un appiattimento della società , eliminando le differenze fra le classi meno abbienti. Vengono utilizzati strumenti di propaganda che potrebbero risultare ridicoli per le classi più consapevoli , ma che invece si rivelano straordinariamente efficaci poiché semplicistici ed in grado di rendere immediatamente visibile la possibile causa-effetto di un concetto che si dovrebbe poi tramutare in legge – impresa assai ardua.
L’effetto populista sta creando una sorta di concessione di potere all’uomo forte a patto che questi decida in base all’umore trasmesso dalla classe più numerosa che ovviamente è quella meno abbiente, distruggendo di fatto qualsiasi forma realmente democratica ed avvicinandosi pericolosamente ad una sorta di dittatura. È la fase per la conquista del potere e per la sua successiva manipolazione che oggettivamente si può facilmente ricondurre alla maggior parte dei dittatori recenti e passati. Basti volgere lo sguardo all’America Latina ove l’attuale Maduro trova ancora consenso da parte dei più poveri tra i poveri.
L’aspetto più negativo della visione populista è la totale assenza di ricerca della competenza o dell’acquisizione della stessa poiché ritenuta superflua, mentre invece è alla base del progresso. L’eliminazione della povertà ed appunto l’appiattimento delle classi potrà unicamente essere colmato con l’allineamento culturale di tutta la società, il fortissimo incentivo e il facile accesso allo studio.
Le imminenti Elezioni Europee sono una fase delicata e potenzialmente destabilizzante per l’Unione, a tratti già decisamente non compatta. Resta però la possibile presa di coscienza dei leaders populisti europei che, a differenza del passato, non possono contare sul controllo totale delle informazioni ed allo stesso tempo ignorare l’immediata ingombrante presenza dei social che sono il vero canale di comunicazione populista.